La punizione

20.03.2014 20:13

Beatrice, Alice, Marina e Camilla: cosa hanno in comune queste donne? Quale fatalità porta i loro destini ad incrociarsi?

In due diverse cittadine della provincia italiana, nel conformismo di vite condotte su binari sicuri e prevedibili, si dipanano due storie, geograficamente lontane, accomunate dalla violenza che esplode tra le mura domestiche. Una violenza cieca ed assurda, che giudica e condanna, che richiama sentimenti di vendetta e che, compiendo una traiettoria infallibile, stravolge le vite dei protagonisti.

Beatrice ed Alice, madre e figlia, vivono una tranquilla vita borghese. Tutto fila liscio finché il matrimonio dei genitori, all’improvviso, entra in crisi e le loro vite sono travolte dal gesto estremo compiuto dal padre. Beatrice cercherà rifugio nell’amore che le ha cambiato la vita. Il destino di Alice sarà segnato per sempre da questa tragedia; dovrà precipitare nell’abisso della depressione, dolorosamente risalire ed affacciarsi di nuovo alla vita. In questo tortuoso cammino si imbatterà nelle vite interrotte di Marina e Camilla. Può un marito accettare che la moglie si innamori di una donna? Si può uscire indenni da sentimenti che stravolgono l’esistenza? Sentirsi rifiutati, temere di essere giudicati, vedere crollare il castello che ci si è costruiti intorno. Non si può perdonare chi mette in discussione i cardini della convenzione sociale e allora esplode la follia improvvisa di un gesto eclatante, o la cinica pianificazione per punire in modo spietato l’abbandono.

Sopravvivere diventa una sfida, una prova che si può superare solo se rimane viva la certezza di essere innocenti.  

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Estratti:

Estratto dalla Prima parte (pag 23)

 Alice e Paola sono uscite fuori in giardino: si sta meglio, si respira aria fresca; la penombra e il brusio lontano delle voci che provengono dalla casa sembrano così distanti da restituire un po’ di sollievo dopo quelle ore dolorose e assurde. Vogliono rimanere da sole e si abbracciano sotto il portico, accostando i loro battiti, inalando ad occhi chiusi il profumo dello shampoo che i capelli emanano ancora, dopo tutto il tempo trascorso dalla doccia della mattina.

 Una brezza leggera muove le foglie, tutto sembra essere al suo posto ma loro sanno che niente sarà più come prima. L’assurdo è diventato realtà, ha fatto irruzione nella loro vita, travolgendo, abbattendo anche il più minuscolo residuo di felicità, di speranza. L’irrazionale, l’inammissibile, l’inconcepibile ora è davanti ai loro occhi, immutabile, definitivo, straziante. Ha preso le sembianze dell’incubo reale dipinto sul volto di mamma, nei suoi occhi spalancati, increduli dopo quello che hanno visto, nella sua voce inespressiva, piatta, morta anch’essa, come quella di papà. L’assurdo è diventato parola, frase; elementi intangibili che, uno accanto all’altro, come colpi di cannone, cancellano un mondo, annientando tutto.

 Paola guarda in alto, verso la finestra della camera dei suoi genitori: la stanza dove, da piccole, si rifugiavano nell’abbraccio rassicurante dei genitori, nel caldo di quel letto che sembrava immenso, anche a dormirci in quattro.

 Quella stanza ha cercato di impedire lo scempio; come una madre premurosa, ha cercato di evocare la gioia, l’amore; come un essere vivo, reale, lo ha riscaldato con voci squillanti, risate innocenti; come un’amante appassionata ha sussurrato parole sensuali,  per convincere Claudio a non punire crudelmente il rifiuto. Ora, ammutolita e impotente, distoglie lo sguardo e si rassegna all’assenza.

 

Estratto dalla 3 parte (pag 155)

Esco dall’Università diretta alla stazione, non posso fare altro che tornare indietro. Mentre cammino per le vie di questa città che non conosco mi chiedo perché invece di cercare di riavvolgere il nastro della vita di Marina per tornare al punto in cui lei e Camilla si sono perse, non cerco di riprendere il filo della mia vita. Fintanto che ero in clinica la mia vita era come sospesa, come quando metti in pausa; ora che sono fuori, dovrei schiacciare il bottone Play e farla ripartire, ma non ci riesco. I fili col passato non si riannodano, il puzzle non si completa più, i pezzi perduti mancheranno per sempre. Quella vita non esiste più, non riuscirò a ripartire da dove si è fermata, non io. Mamma ci è riuscita, aveva già gettato un ponte verso il futuro quando ancora stava con papà, adesso, passato lo choc, si è rimessa in piedi e ha ripreso la sua vita, solo con un altro uomo. Anche mia sorella ha retto bene: crede nella famiglia, dice lei, e andrà avanti a costruirsi una vita normale. Antonio se ne è andato negli Stati Uniti, a lavorare.

 Io mi sono aggrappata a Marina e suo padre perché la sua tragedia è infinitamente più desolante della mia; forse spero di riportare lei alla vita perché in fondo, se ce la può fare lei perché non io? O forse il bisogno di aiutare lei è solo la necessità di distogliere l’attenzione dalla mia di vita.

 


Alcuni dei commenti da parte dei lettori:

 

Un incrociarsi di esistenze inesorabilmente "condannate " senza avere colpe , drammatico ed emozionante... figlio dei nostri terribili tempi.

 

Appassionante. Un romanzo avvincente. Così accattivante da leggerlo senza sosta. Esistenze provate da eventi drammatici che hanno segnato la loro vita, ma uno spiraglio di luce rimane. Forse il seguito è già nell'aria ...

 

La vita ci mostra scene drammatiche come quelle che descrivi, ma tu hai saputo descriverle con garbo con rispetto. Sembra quasi siano scene di vita vera vissuta o forse è solo una triste magnifica invenzione.

 

Pregevole il chiaroscuro tra la mediaticità della violenza oggetto di analisi da talk-show e le vicende private e affettive di normali esistenze che diventano fenomenologia criminale di portata nazionale: dalla qualità della scrittura emerge una grande sensibilità e la capacità di coniugare locale e globale, intimo e sociale. Temi di grande attualità osservati attraverso la potenza della narrazione.



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